Decorazioni 2ª G.M.

Decorazioni alla bandiera del Battaglione:

Medaglia d’Oro
Al 9° Reggimento Alpini per i Battaglioni Alpini “Vicenza” e “L’Aquila”
«Per la superba condotta dei battaglioni “Vicenza” e “L’Aquila”, durante la guerra italo-greca: irruenti nell’attacco, calcarono vittoriosamente le giogaie del Pindo; tenacissimi nella difesa, scrissero pagine di gloria e di sangue sulla dorsale dei Mali, sullo Scindeli e sul Gotico, sbarrando col sacrificio, la strada alle soverchianti forze nemiche. Granitici e fieri alpini, furono sui monti di Grecia e di Albania ben degni dell’eroico e vittorioso loro passato di guerra.»
Fronte greco – Pindo – Mali – Scindeli – Golico, 28 ottobre 1940 – 23 aprile 1941. 

Medaglia d’Oro
Al 9° Reggimento Alpini per i Battaglioni Alpini “Vicenza”, “L’Aquila” e “Val Cismon”
«Fedele ad una superba tradizione di gloria, con suoi granitici battaglioni “Vicenza”, “L’Aquila”, “Val Cismon” e 83ª compagnia cannoni controcarro respingeva con gagliardo impeto reiterati violenti attacchi. Destinato successivamente in altro settore per sbarrare al nemico la via del successo, per oltre trenta giorni, nella aperta e ghiacciata steppa russa, resisteva con incrollabile tenacia a diuturna formidabile pressione dei nemico grandemente superiore per numero di uomini e mezzi, lo inchiodava sul terreno, lo contrattaccava con aggressiva violenza, gli infliggeva gravissime perdite, dando prova di sublime eroismo ed immolandosi per l’onore della Patria. Avuto ordine di ripiegare, i superstiti, con aspri combattimenti, riuscivano ad aprirsi il varco attraverso l’accerchiamento nemico confermando ancora una volta le leggendarie virtù degli Alpini d’Italia.»
Fronte russo, 15 settembre 1942 – 1° febbraio 1943

Medaglie d’oro individuali:

Sergente maggiore Di Giacomo Silvio
«Sottufficiale dotato di speciali virtù militari e di magnifico ascendente verso i suoi inferiori che aveva animato di ogni fervido entusiasmo, accorreva, per quanto addetto alle salmerie del reparto, in linea per presidiare con i suoi conducenti, una posizione particolarmente delicata. Imbracciato un fucile mitragliatore, in piedi, arrecava gravi perdite al nemico che attaccava in forze soverchianti. Colpito gravemente in più parti, rifiutava di abbandonare la posizione e trovava ancora l’estrema energia per dirigere la difesa. Spirava poco dopo al grido di « Viva l’Italia » fra i suoi alpini, che, animati dall’eroico esempio del loro comandante si battevano strenuamente e riuscivano a mantenere il saldo possesso della posizione.»
Kristobasileo (Fronte greco), 11 novembre 1940.

Maggiore Confalonieri Franco
«Superba figura di comandante, magnifica tempra di soldato, in un lungo periodo di combattimenti condotti attraverso le più ardue prove, contro un nemico insidioso e preponderante, in un terreno ed in un clima asperrimi, tra privazioni di ogni genere, dimostrava di possedere eccezionali doti di organizzatore, trascinatore e valoroso combattente. Sempre primo ove più grave era il pericolo e più necessaria l’opera sua di comandante, in un combattimento di eccezionale importanza, con l’ascendente personale, con l’eroico suo comportamento riusciva con pochi superstiti del battaglione a mantenere un’importante posizione attaccata da soverchianti forze nemiche. Gravemente ferito, rifiutava ripetutamente di abbandonare i suoi alpini, continuando ad incitarli alla resistenza. Esausto per l’abbondante sangue perduto decedeva poco dopo.»
Epiro – Pindo – Monte Chiarista (Fronte greco), 28 ottobre – 30 dicembre 1940.

Tenente De Martini Giuseppe
«Comandante di una compagnia alpina da lui forgiata e temprata ad ogni prova, in lunghi mesi di una dura campagna di guerra dava ammirevole esempio di cosciente ardimento e di non comune abilità di comando. In un’azione per la riconquista di importante quota, visto che un reparto di fanteria trovava notevoli difficoltà nel vincere la resistenza avversaria, di iniziativa scattava all’attacco con pochi superstiti dell’eroica sua compagnia ed occupava la posizione, catturando numerose armi. Rimaneva poi imperterrito sotto violento fuoco di mortai nemici, stroncando un tentativo di contrattacco. Ferito, dopo pochi giorni di cure, fuggiva dall’ospedale per rientrare, ancora non ben guarito, al reparto. Successivamente, nella fase più delicata e difficile di una dura battaglia, ancora una volta, di propria iniziativa, si poneva alla testa del reparto, trascinandolo d’impeto in un furioso contrattacco sulle impervie posizioni nemiche e nel corso di tale azione decedeva durante una cruenta mischia notturna.»
Mali Scindeli (Fronte greco), 28 ottobre 1940 – 8 marzo 1941.

Sottotenente Heusch Vittorio
«Orfano di guerra, studente in medicina, taceva tale sua posizione per poter partire volontario per la Russia. Comandante di plotone mitraglieri, durante un gravissimo violento attacco nemico, appoggiato da numerosi mezzi corazzati, muoveva più volte all’assalto alla testa dei suoi alpini. Impegnato tutto lo schieramento della compagnia, si portava ovunque animando e raccogliendo gli uomini attorno a sé e stabilendo successive resistenze. Pur conoscendo la schiacciante superiorità dell’avversario, non cedeva di un passo e alimentava la strenua difesa sostituendo personalmente tiratori caduti sul campo. All’attendente che tentava di consigliano di non esporsi eccessivamente rispondeva: «Dirai alla mamma che ho compiuto fino in fondo il mio dovere». Organizzato e guidato un violento contrassalto a colpi di bombe a mano, seminava grandi vuoti nelle file nemiche suscitando nei suoi alpini indomito spirito aggressivo. Colpito gravemente da proiettile di carro, sferrava con i superstiti un ultimo audace attacco scomparendo nella violenta lotta. Fulgidissimo esempio di virtù militari, sprezzo del pericolo ed alto patriottismo.»
Fronte russo – Quadrivio di Selenyi-Jar, 30 dicembre 1942.

Sottotenente Menotti Ciro
«Volontario di guerra comandante di un plotone fucilieri. Impegnato con il suo reparto contro le forze preponderanti di fanteria nemica, portava con su premo ardire i suoi alpini all’attacco. Impugnando un fucile automatico si spinge tra i nemici e ne scompiglia le file. Colpito al ventre da una pallottola ha la forza di continuare imperterrito il combattimento. Rifiuta ogni soccorso e giunge fino alle linee avversarie dove una pallottola in fronte lo fulmina mentre il reparto, sull’esempio del valoroso comandante, balza nelle trincee nemiche.»
Fronte russo Ovest di quota 205,6, 24 dicembre 1942.

Tenente Colinelli Federico
«Già volontario di guerra in terra d’Africa, otteneva dopo insistenti richieste di essere inviato sul fronte russo. Comandante di compagnia, le infondeva tutto il suo giovanile entusiasmo e la sua ardente fede, facendone un vibrante strumento di guerra. Impegnato in aspro combattimento offensivo guidava con valore e perizia il reparto trascinando i suoi alpini -galvanizzati dal l’eroico esempio del loro comandante – sulle munite posizioni nemiche annientandone i difensori, numericamente superiori. In successiva azione, attaccato da rilevanti forze corazzate nemiche seguite da fanterie, sprezzante di ogni pericolo, sempre presente ove più cruenta era la mischia, accettava l’impari lotta e, malgrado le gravissime perdite subite, riusciva a fermare l’ondata nemica attaccante contrassaltandola subito dopo alla testa degli eroici superstiti. Colpito mortalmente e trasportato a forza ad un posto di medicazione, si preoccupava solo del proprio reparto e che la notizia della sua morte venisse celata al fratello, comandante di batteria alpina operante sullo stesso fronte, affinché potesse continuare sereno e preciso il suo tiro. Nella lunga e dolorosa agonia un solo pensiero: I suoi alpini; un solo desiderio: Ritornare in linea. Sublime esempio di fermezza, di fede, di eroica abnegazione.»
Ovest di quota 205, 6, 24 dicembre 1942; Quadrivio di Selenyi Jar, 30 dicembre 1942.

Sottotenente Piccinini Ugo
«Comandante di plotone fucilieri da lui forgiato in lunga preparazione secondo il suo indomito spirito e la sua eroica volontà, lo conduceva con mirabile ardire in lungo accanito combattimento, contro un nemico soverchiante, fin sulle prime linee avversarie, occupandole e volgendo in fuga il nemico. Ferito due volte rifiutava decisamente di essere sgomberato e si faceva allontanare solo ad azione conclusa vittoriosamente. Ricoverato in un ospedale da campo, venuto a conoscenza dopo pochissimi giorni che il proprio reparto sarebbe stato nuovamente impegnato, fuggiva ed accorreva in linea ad assumere il comando del suo plotone. Impegnato in aspra sanguinosa lotta contro mezzi corazzati nemici, trasportanti fanteria d’assalto, resisteva con eroica decisione. Accortosi che le posizioni difensive di un reparto contiguo stavano per essere travolte, raccolti intorno a sé i pochi superstiti ed esortandoli al supremo ardimento, balzava al contrassalto e piombava nello schieramento avversario seminandovi la strage con aggiustato violento tiro di bombe a mano. Colpito da una raffica di mitragliatrice non desisteva dall’impari lotta finché travolto scompariva nella mischia. Esempio sublime di elevate virtù militari e di attaccamento al dovere spinto fino al sacrificio.
Fronte russo: Quadrivio di Selenyi Jar, 30 dicembre 1942.